Il coraggio e la paura by Vito Mancuso
autore:Vito Mancuso [Mancuso, Vito]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2020-06-12T16:00:00+00:00
Ho indicato undici sorgenti del coraggio, immagino ve ne siano altre. Tra quelle indicate è possibile distinguere tra sorgenti eteronome, che rimandano esplicitamente a qualcosa o a qualcuno di esterno al soggetto, come gli altri, la patria, Dio, il rivale; e sorgenti autonome, che il soggetto ritrova in se stesso, come il proprio ideale, la propria salute, il proprio successo, la propria curiosità, l’esempio ricevuto, i propri bisogni.
Vorrei sottolineare l’importanza di chiedere a se stessi quale sia la sorgente del proprio coraggio. Come avviene per la decifrazione della propria paura, allo stesso modo anche la comprensione dell’origine e della qualità del proprio coraggio aiuta a capire la propria identità. L’identità di ognuno infatti è data dal suo desiderio. Noi non siamo quello che siamo, siamo quello che desideriamo. Il problema è ancora una volta energetico.
Questa pietra blu davanti a me è esattamente quello che è, perché la quantità totale della sua energia è completamente racchiusa nella sua massa corporea. Già quel cactus nel vaso alla finestra invece non è più solo quello che è, non è cioè definito unicamente dalla sua massa corporea, perché è bisognoso di luce e di acqua, e se non le avesse morirebbe in poco tempo. Quindi quel cactus è propriamente il suo bisogno di acqua e di luce, è in questo che risiede la sua essenza vitale e il senso di quello che fa. Lo stesso vale per tutti gli altri organismi vegetali e animali, i quali a loro volta consistono non solo nella loro materialità, ma soprattutto nella tendenza a soddisfare i loro bisogni, ovvero nutrizione e riproduzione, il cibo e i piccoli, in funzione dei quali vivono tutte le loro relazioni sociali.
Nel caso degli esseri umani, oltre alla nutrizione e alla riproduzione, esiste il desiderio che attrae la massa indistinta dell’energia libera detta psiche. Per questo noi siamo spesso in tensione, perché veniamo attratti da oggetti, persone, circostanze, timori, che plasmano la nostra energia psichica e attraggono le nostre acque interiori, proprio come fa la luna con le acque del mare creando le alte e le basse maree. Gli sbalzi di umore, l’incostanza, gli improvvisi scatti d’ira, le subitanee risatine stridule: tutto questo è determinato dall’instabilità delle acque interiori. Questa a sua volta è dovuta al non avere la meta del proprio desiderio dentro di sé, bensì fuori, dipendente dagli apprezzamenti degli altri, dalle mode, dal riconoscimento sociale. È la condizione di molti che per questo, ben lungi dall’avere concentrazione, manifestano una permanente distrazione. L’aveva già notato Eraclito molti secoli fa: «Odono e non intendono, simili a sordi: per loro vale quel detto: sono qui e sono altrove».4
In questi casi la forza del coraggio è eteronoma, proviene da qualcosa di esterno: gli altri, il successo, il piacere, il potere, compresi la religione, la cattedra, la pubblicazione del libro, l’esposizione delle proprie opere, la missione umanitaria. È chiaro, noi siamo relazione, e quindi non possiamo prescindere dal riconoscimento sociale, ma un conto è essere soddisfatti del lavoro svolto e averne gratificazioni sociali ed economiche, un altro è dipendere unicamente dal riconoscimento altrui e fare tutto in funzione di esso.
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